La forza centrifuga e quella centripeta per un modello scientifico dello swing nel tennis

Lo swing a un pendolo di Rafael Nadal
Al fine di rendere il più possibile completa l'analisi delle forze in gioco nel tennis non dobbiamo trascurare il ruolo svolto dalla forza centrifuga. Questa è una forza apparente in quanto si manifesta solo per coloro che sono all'interno di un sistema in moto rotazionale, coloro che sono all'esterno del sistema non percepiscono questa forza. L'osservatore che guarda dall'esterno un atleta che lancia il martello vede solamente le forze centripete ovvero l'atleta che vincola l'oggetto in un moto rotazionale tenendolo con le braccia, ma il lanciatore, che è all'interno del sistema, sente la forza centrifuga che tende a fare uscire l'oggetto in un moto lineare sui punti tangenti della circonferenza.

La forza centrifuga è una forza che si manifesta nei moti rotazionali e nel tennis i moti rotazionali non mancano. Tutte le forze in gioco tenterebbero a dare un moto lineare alla racchetta, ma essendo questa impugnata è vincolata al braccio che rende rotazionale il suo moto. La forza di gravità la farebbe cadere in terra come la mela di Newton, ma il moto lineare diviene rotazionale perché l'oggetto è attaccato al braccio il quale può ruotare su un asse a nostra scelta, avambraccio, gomito o spalla.

Lo stesso avviene quando si inserisce la rotazione del busto e delle spalle in fase di esecuzione finale del colpo, proprio con alcune similitudini con il lanciatore del martello. Pertanto essendo il giocatore di tennis all'interno del sistema in moto rotazionale percepisce le forze centrifughe che farebbero partire la racchetta per la tangente della circonferenza di rotazione. È ovvio che non possiamo lasciare andare la racchetta come se fossimo su un campo di atletica, in più qualora riuscissimo comunque a colpire la pallina il punto non sarebbe valido per regolamento, però la forza centrifuga può comunque tornare utile per diversi propositi nel gioco tennis.

Per quattro obiettivi principali la forza centrifuga viene in aiuto:
1. La ricerca di uno swing con arco più ampio o più lineare possibile.
2. Agire in modo non muscolare, in fluidità.
3. Ricercare una migliore armonia del movimento in tutte le sue fasi.
4. Evitare di chiudere il movimento su assi di rotazione più vicini alla racchetta ed evitare l'innesco anticipato di doppi moti pendolari.

Le forze in gioco nello swing.
Dall'alto: centrifuga in giallo, centripeta in verde scuro
Una volta innescati i moti della racchetta il giocatore, in quanto parte del sistema rotante, percepirà la forza centrifuga e non quella centripeta, la sensazione sarà quella di una racchetta che tenderà a uscire verso l'esterno.

Tale forza non potrà essere assecondata totalmente come nei lanci dell'atletica, ma il tennista dovrà cercare di agevolarla. Dovrà sentire la tensione sul braccio ma senza cadere nella tentazione di trattenere l'attrezzo muscolarmente, senza cercare di "tirarlo" a sé. Questa azione infatti avrebbe come effetto quello di frammentare o bloccare il moto rotazionale innescato, chiuderlo su assi più corti riducendo il raggio della circonferenza da percorrere e rendendo meno efficace il colpo. È un'azione controproducente: diminuisce i margini di tolleranza all'impatto, ha l'effetto di disinnescare il processo di accelerazione in fluidità.

Sentire, invece, la forza centrifuga permette di allungare il proprio braccio verso l'esterno in un movimento ampio e fluido, in cui si passa gradualmente da circonferenze più piccole con raggi più corti a circonferenze più ampie con raggi che si allungano in progressione dello swing.

Per sviluppare la corretta progressione esecutiva che passa dalla circonferenza più piccola racchetta polso (per mezzo della supinazione nel dritto e nel rovescio a due mani), a quella racchetta avambraccio con centro sul gomito, a quella racchetta spalla fino a quella più ampia di tutte innescata dalla rotazione delle spalle è opportuno agevolare la forza centrifuga che spinge verso l'esterno.

È come se si dovesse permettere alla forze centrifughe che si manifestano in successione di lanciare il segmento successivo del nostro corpo fino a trascinare tutto il nostro corpo all'impatto.
È una forza che va sfruttata fino alla fase finale del trasferimento del peso sulla pallina.
Nell'impossibilità di lanciare la racchetta l'accumulo di questa forza sarà un elemento in più che aiuta nel trasferimento del peso in avanti, come se fossimo trascinati.

La forma finale di una racchetta da tennis
Soprattutto nella fase terminale del colpo, quella di accompagnamento (il follow through) sviluppare la sensibilità per agevolare le forze centrifughe in gioco permette un allungamento del finale con una riduzione dei margini di errore, una maggiore solidità del colpo e un ritardo del rilascio della testa della racchetta, il quale avrebbe come effetto quello chiudere il colpo su una circonferenza più stretta, quando avviene con la pronazione nel dritto e nel rovescio a due mani e con la supinazione nel rovescio a una mano.

Se inneschiamo dei movimenti rotazionali la risultante delle forze in gioco, che in questo caso è la forza centrifuga, va sfruttata e non annullata, altrimenti non avrebbe più senso il lavoro svolto in precedenza. In questo compito la forma della racchetta aiuta e non poco. La conformazione del tappo, infatti, allarga il profilo ed il volume finale dell'attrezzo consentendo una presa ferma ed evitando che la racchetta scivoli per la tangente quando è soggetta alla forza centrifuga. Al tempo stesso consente il controllo senza dover stringere il manico in modo eccessivo condizione che irrigidirebbe la muscolatura del braccio di fatto influendo in modo negativo sulle rotazioni sia di braccio che di corpo tendendo a bloccarle.

Anche in questo caso l'utilizzo della forza centrifuga è riscontrabile in tutti i colpi fondamentali: dritto, rovescio sia a una mano che a due mani, e nel servizio.

Occorre fare una precisazione per quello che riguarda il servizio. In questo colpo infatti la penultima rotazione innescata è quella della pronazione dell'avambraccio, la quale è successiva al mulinello ed è in sincronia con la rotazione delle spalle. La pronazione ha lo scopo di fornire un'ulteriore accelerazione e portare l'interezza del braccio all'impatto. Agevolare la forza centrifuga in questo caso avrà come conseguenza diretta quella di evitare di "spezzare" il polso prima o durante l'impatto. Spezzare il polso con lo "snap" chiuderebbe la circonferenza sull'asse di rotazione polso, inficiando la complessa preparazione avvenuta in precedenza con la conseguenza diretta della dispersione di molte energie.

Non di rado sui campi da tennis si sentono suggerimenti che invitano a spezzare il polso, se preso alla lettera, e non come indicazione verbale errata che vuole indicare la pronazione, questa indicazione induce a commettere un errore. Anche in questo caso è opportuno agevolare la forza centrifuga della pronazione e della rotazione del busto per arrivare all'impatto con la circonferenza più ampia possibile e coinvolgere nella collisione tutta la massa disponibile.

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