In un giorno storto, in cui le cose vanno male, quando l’esecuzione non è ottimale la certezza del modello sarà la salvezza, una scialuppa di salvataggio per il nostro tennis e tutti i nostri colpi e anche, in alcuni casi, per la partita. Riaggrapparsi a un modello certo diviene il modo più sicuro per ritrovare il proprio gioco. Rappresenta l’intelaiatura da cui ripartire per ritrovare la sicurezza delle proprie esecuzioni le quali sono le uniche a dover essere riviste sulla base del modello.
Fin qui abbiamo valutato come utilizzare la forza di gravità, le leve vantaggiose e abbiamo fatto dei cenni al doppio moto pendolare, da utilizzare “cum grano salis” o meglio da escludere totalmente dai nostri colpi se ci riusciamo. Inseriremo alcuni aspetti riguardanti il momento d’inerzia che completeranno l’insieme dei punti di riferimento che faranno da guida ai principali colpi del tennis. Avremo quindi un modello di riferimento solidissimo che si basa su certezze scientifiche consolidate, se quindi durante le attività di gioco si dovesse incorrere in errori avremmo la sicurezza che dovremmo intervenire, come già scritto, sull’esecuzione e non sul modello. Questo tipo di intervento impedirà il dilagare delle crisi di gioco oltre limiti accettabili e non dovuti ad aspetti specifici di preparazione atletica. Non di rado anche a livello professionistico alcuni giocatori tracimano, durante una partita o un torneo, in una completa involuzione tecnica. Una delle concause risiede nel non avere nessuna certezza dei propri colpi che nasca oltre la sensazione derivata dalla ripetizione dei colpi. Il sostegno razionale, delle solide fondamenta logiche e scientifiche permettono di chiarire subito le criticità delle esecuzioni e di poter intervenire con celerità ed in modo oculato.
Purtroppo il panorama dell’insegnamento del tennis non è molto confortante. È un po’ tutto in mano all’impressione epidermica, all’opinione, a ipotesi non pienamente suffragate a livello scientifico. Le spiegazioni sono spesso prive di approfondimento razionale e si limitano ad affermazioni, che oltre ad essere gratuite, sono anche ambigue dal punto di vista comunicativo. Sei sente parlare di “mano”, “pronazione”, “uso del polso”, “biomeccanica” ma sono in pochi a spiegare cose intendono nello specifico quando usano questa terminologia. La biomeccanica non può andare contro le leggi della fisica. Perché la pronazione sul dritto porterebbe dei vantaggi se eseguita prima dell’impatto se inserisce un asse di rotazione in prossimità della mano riducendo di fatto la massa all’impatto? Cos’è l’uso del polso di preciso? Una torsione (torque) anche questa prima dell’impatto? Chi usa queste affermazioni ha in mente altri movimenti? Studi nel golf hanno evidenziato che un’agevolazione dell’accelerazione con un torque attivo del polso (a seconda del punto di attivazione) porta sempre un vantaggio minimo in aumento della velocità ma c’è il lato negativo nel tennis: perdita di massa e perdita di precisione se non si riesce a ripristinare il moto a un pendolo prima dell’impatto. Per di più il tennis è uno sport di movimento in cui lo swing risente della dinamica degli spostamenti. Perché dovremmo inserire una variabile in più qualche frazione di secondo prima dell’impatto?
Perché partire per dare un colpo con tutto il braccio e poi ruotare la mano all’ultimo? Non rimane solo la mano attiva nel colpo con propria velocità e peso? Non credo ci siano motivi per dubitarne. E’ fisica delle scuole medie, al massimo del liceo, alcuni aspetti si studiano addirittura alle elementari, per esempio la differenza tra energia cinetica e quella potenziale.
È sufficiente osservare i movimenti dei giocatori professionisti, oggi con le immagini al rallentatore si nota tutto, ma non bisogna osservare la pallina, questa non interessa, gli occhi devono rimanere fermi sul giocatore, sui suoi movimenti. Il mondo del tennis sembra essere rimasto al tempo del Rinascimento ogni artista con la sua bottega in competizione con il rivale, non c’era una scuola, uno standard un modello chiaro e solido. Se l’aspetto della vivacità culturale potrebbe potrebbe sembrare una lato positivo il risvolto della medaglia è che si tratta di opinioni contingenti che nella maggior parte dei casi non hanno valenze scientifiche. Sono errate, confusionarie, prive di verità. La cultura, le culture non hanno un valore positivo o di verità in sé. La storia dell’uomo è colma di credenze culturali sbagliate non di rado dannose o pericolose. Esistono ancora oggi. Qualcuno ancora pensa che i vaccini siano nocivi. In alcune aree del mondo ci si rifiuta ancora di vaccinare i propri figli per ragioni culturali o religiose. Sono tutte posizioni errate, sbagliate, prive di fondamento scientifico.
Oggi viviamo nel relativismo culturale indistinto. C’è questo, c’è quello e quest’altro ancora. Va tutto bene ed è tutto giusto. Ma la realtà è diversa la maggior parte delle culture sono opinioni, fesserie, miti, tramandati senza nessun vaglio razionale e scientifico. Sciocchezze. Il relativismo culturale privo di sostegno scientifico è un deserto culturale. Un nulla composto di tante affermazioni insensate che possono affermarsi solo grazie all’ignoranza e in ultima istanza per mezzo della violenza.
Il mondo del tennis non è da meno. La testa, le gambe, il polso, la musica, il ritmo, la mano, l’allenatore, il rapporto, la torsione, l’alimentazione, la biomeccanica, la video analisi. La maggior parte sono parole al vento. Non pagate il biglietto, non ascoltate. Non fermatevi, passate oltre.
Solo il metodo scientifico è una guida sicura. Le affermazioni vengono controllate vagliate e il progresso avviene per mezzo del confronto, costruendo, con il tempo, gradini di certezze consolidate. In asintoto verso la verità.