Prendiamo Roger Federer, un moto caotico, il follow through e accompagniamo il tutto

Roger Federer e il rilascio del doppio pendolo
Uno degli obiettivi principali nel tennis è quello di evitare gli errori gratuiti i quali possono mettere ogni avversario nella possibilità di vincere partite che dal punto di vista tecnico non sono alla loro portata. Molti anni fa i maestri suggerivano di accompagnare la pallina quando un allievo eseguiva il colpo. Questo suggerimento ha una sua utilità peculiare che è quella di riuscire ad allungare il più possibile il movimento del braccio. Le motivazioni intrinseche di questo comportamento vengono spesso trascurate ma un effetto è quello di evitare il più possibile l’utilizzo delle articolazioni terminali del braccio in modo da escludere, se vogliamo esprimerlo in modo fisico, l’innesco di doppi moti pendolari tra l’avambraccio e la racchetta.

Da un punto di vista strettamente tecnico ritengo che il vantaggio principale non sia da riscontrare in una maggiore potenza ma nell’ampliare, anche in modo significativo, le possibilità di un impatto corretto del piatto corde con la pallina. Quando i livelli di gioco aumentano questo accorgimento diviene ancora più fondamentale perché i due elementi pallina e racchetta che devono collidere hanno entrambi velocità che superano i 100 km/h a seconda del tipo di colpo e del giocatore che abbiamo davanti; pertanto diviene ancora più difficile trovare il tempo giusto per l’impatto.

In questa prospettiva è da valutare attentamente il vantaggio o lo svantaggio di una rotazione in prossimità del polso che può avvenire per pronazione o supinazione (nel caso del rovescio a una mano) dell’avambraccio, perché un arco più chiuso, meno ampio, come già accennato, riduce gli spazi di tolleranza all’impatto. Cercare di prolungare il movimento del singolo pendolo o, come veniva insegnato, di accompagnare il colpo permette di aumentare la tolleranza. Quello che oggi viene chiamato il follow through, che significa appunto accompagnare, andare fino in fondo, proseguire, fornisce delle indicazioni fondamentali che, all’atto pratico, dal punto di vista fisico ritengo abbiano come conseguenza quella di ritardare l’innesco di moti pendolari duplici o triplici.
Ovviamente oltre un certo limite il braccio umano non può proseguire quindi l’attivazione delle articolazioni è inevitabile, o quantomeno lo è l’attivazione macroscopica delle articolazioni, ma per scongiurare errori è importante che questo avvenga quando la palla è già stata colpita dal piatto corde e quando siamo nel tempo di dwell time, ovvero di permanenza della pallina all’interno del piatto corde. Infatti nel momento in cui la palla viene colpita dalle corde queste si flettono e poi ritornano in posizione. In questo momento la pallina per poche frazioni di secondo rimane a contatto con loro. Il dwell time, o tempo di permanenza, è molto breve (frazioni di secondo) e può variare a seconda della tipologia delle corde, della loro tensione, ed anche in relazione alla grandezza del piatto corde, che di fatto allunga la lunghezza delle singole corde.

Tolleranze di impatto in doppio e singolo moto pendolare
In questa fase però il rischio di colpi non centrati, angolarmente errati, è ridotta notevolmente perché la pallina è già stata “catturata” se si può usare questo termine improprio per rendere meglio l’idea. Per tornare all’aspetto “caotico”, quindi non controllabile dello swing in relazione ai moti pendolari, l’aver già preso la pallina consente di tenere sotto controllo tutte quelle conseguenze impreviste insite in un moto dove il braccio tende a fermarsi e la racchetta ad accelerare.
Gli svantaggi senza follow trought sono sostanzialmente due: si riduce l’arco di percorrenza della racchetta che diviene più corto, meno lineare e quindi si ha una riduzione delle tolleranze all’impatto, in più l’accelerazione repentina della testa della racchetta, con il braccio che tende a fermarsi, rende più difficoltoso tenere sotto controllo la precisione della collisione.

L’intenzione del giocatore dovrebbe quindi essere quella di cercare di proseguire la propria azione con il singolo pendolo il più possibile al fine di gestire il corretto impatto con un arco più ampio possibile la cui tendenza, linea teorica, dovrebbe essere quella della linea retta, anche se nei fatti non è praticabile. L’arco più ampio è quello che va dall’asse di rotazione spalla fino alla fine della racchetta.

Un modo pratico per esercitarsi proviene, anche in questo caso, da un consiglio della vecchia scuola, ovvero quello di immaginare o pensare di dover colpire più di una pallina oltre quella con cui stiamo per andare a collidere, come se ce ne fosse un’altra successiva, un’altra ancora e forse un’altra ancora.

Si tratta di un messaggio molto pratico, che forse al tempo non aveva una suffragazione scientifica alla base, ma che oggi, anche se si tratta di una visione empirica, trova dei riscontri e dei collegamenti con aspetti scientifici dell’analisi dei colpi nel tennis.

Come si può notare dai disegni un rilascio anticipato della racchetta, innescando la chiusura della rotazione, permette di colpire meno palline in modo corretto, al contrario un prolungamento del movimento su un arco più ampio permette al piatto corde di avere un numero di palline ideale maggiore all’interno dello spazio ottimale di collisione. Rilasciare la racchetta per un doppio moto pendolare troppo presto ritengo che sia sempre un rischio: forse un po’ prima può andar bene, ma essendo i tempi d’impatto talmente limitati potrebbe risultare improbo gestire quei pochi millesimi di secondo ogni giorno, ogni volta, con la stanchezza che subentra, con il cambio delle condizioni ambientali e con il cambio della superficie.

La scelta più efficiente potrebbe essere quella di gestire l’innesco del doppio pendolo il più lontano possibile nel colpo, ovvero una volta avvenuto il contatto, ed in questo caso avremmo anche una sensazione cinestetica per sapere quando è il momento per rilasciare l’energia verso la racchetta.
Nel video che vedete in basso, del quale ringraziamo lo youtuber Anatoly Antipin, i fotogrammi di una ripresa di un dritto di Roger Federer sono stati messi in relazione alla velocità del braccio (indicata con il termine hand), la velocità della racchetta e la velocità della pallina in uscita, la quale fornisce l’indicazione del momento dell’impatto. Non so quanto sia accurato il software con cui sono state fatte queste analisi ma forniscono comunque delle indicazioni valide. Intanto possiamo vedere quando avviene l’innesco del doppio moto pendolare il quale accade quando la velocità della mano (linea blu) si riduce drasticamente e la velocità della racchetta (linea rossa) sale repentinamente verso l’alto.

Si può inoltre notare che il momento dell’impatto, visualizzabile quando la linea marrone (la pallina) schizza verso l’alto, si trova in un’area di confine tra il movimento a pendolo singolo e l’innesco del doppio moto pendolare e comunque non accade nel punto di massimo rilascio della racchetta che avviene quando la pallina è già stata colpita, infatti la linea marrone (quella della pallina) ha già raggiunto il suo apice in velocità molto prima della massima velocità della racchetta (linea rossa) e dell’abbassamento della velocità del braccio (linea blu).

Se si considera inoltre che una parte del tempo, anche se minimo, è occupato dal dwell time, ovvero dalla permanenza della pallina sul piatto corde, presumibilmente il contatto con il piatto corde avviene un po’ prima del momento in cui c’è il massimo scatto di velocità della palla e quindi credo sia possibile ritenere che Roger Federer abbia cercato di controllare il proprio movimento e l’innesco del doppio moto pendolare fino all’ultimo.

Per quello che riguarda l’andamento non lineare delle varie velocità che si nota nei grafici credo ci sia da sottolineare che, trattandosi di un movimento muscolare (fisico), non può essere un movimento perfettamente uniforme, pertanto subisce dei rallentamenti e delle accelerazioni nelle fasi nella varie fasi. Sarebbe inoltre opportuno fare un’analisi statistica su più colpi, in modo da avere un campione rappresentativo e poter fare delle analisi più approfondite.
Rimane comunque a mio giudizio evidente che la fase di colpo in rilascio della racchetta va ritardata il più possibile per avere maggiori vantaggi in consistenza, continuità ed efficacia.


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