La teoria del martello e del chiodo, come combinare le variabili nel tennis (massa, raggio, velocità)

Abbiamo già visto che, se osserviamo gli aspetti fisici e scientifici del gioco del tennis, la fin troppo osannata ricerca della velocità non è tutto. Momento d’inerzia, momento angolare, velocità tangenziale suggeriscono che per migliorare il proprio modo di colpire si può agire anche su altri fattori come la massa o la lunghezza del raggio, che è data dal punto in cui decidiamo di far ruotare il sistema racchetta-braccio. Possiamo quindi variare il nostro modo di giocare agendo anche sull'asse di rotazione utilizzato. Tali cambiamenti modificheranno il “sistema di gioco” che potrà variare da un sistema più corto mano racchetta, ad uno intermedio avambraccio racchetta fino ad uno più lungo racchetta-intero braccio. L‘abilità nel gestire gli assi di rotazione, ovvero tutti i segmenti del proprio corpo, va imparata giocando e permette con l’esperienza di gestire i colpi, per esempio nel servizio, che includono anche parte della spalla e del torace come punto da cui far partire il raggio di riferimento.

Riuscire a giocare con un raggio più lungo è fondamentale perché non solo aumentiamo la variabile raggio (lunghezza del sistema dall’asse di rotazione) ma anche il peso. Il peso del nostro avambraccio con l’aggiunta della racchetta sarà sicuramente maggiore del peso della sola nostra mano insieme alla racchetta. Non è domanda assurda da fare chiedersi se coloro che hanno un braccio più lungo sono avvantaggiati nel colpire con una maggiore inerzia rispetto a coloro che hanno un braccio più corto. La risposta non può che essere positiva: non solo il raggio è più lungo, ma un braccio più lungo è presumibilmente anche più pesante a meno di casi limite in cui il peso specifico sia molto basso e compensi in negativo la maggiore lunghezza. Inoltre tutte le masse in gioco vanno calcolate prendendo la distanza al quadrato dall’asse di rotazione come indicato dalla formula del momento d’inerzia. Quindi fatte salve situazioni di ossa cave, molto leggere, predisposte al volo come quelle degli uccelli, i vantaggi sono da considerare consistenti anche senza scendere in calcoli matematici.

credit: Daniel A. Russell
Per cercare di migliorare il nostro gioco è ovvio che non possiamo far crescere il braccio che la casualità genetica ci ha dato, ma possiamo solo, per mezzo dell’esecuzione tecnica cercare di utilizzarlo al meglio in tutta la sua lunghezza e con tutto il suo peso. Naturalmente anche la velocità è una variabile da considerare: maggiore energia cinetica accumuliamo e maggiore sarà l’energia trasferita nella pallina. Però riguardo alla velocità è opportuno fare alcune considerazioni in merito alla precisione dell’impatto.

Tutti hanno piantato un chiodo nella vita e questa semplice esperienza può tornare utile per fare alcune osservazioni. Credo sia fuori dubbio che aumentando la velocità del martello il rischio di prendersi una delle dita, che sostengono il chiodo, aumenti notevolmente. La conclusione da trarre è che aumentare la velocità fa perdere in precisione. Esistono sicuramente persone che sono più abili di altre nel mantenere una maggiore precisione quando aumentano la velocità e sicuramente si tratta di un’abilità che si può allenare con l’esercizio. Ma è altrettanto ovvio che tutti hanno i propri limiti perciò oltre un certo livello di accelerazione in sicurezza aumenteranno solo gli errori. Anche nel tennis si ha una situazione di questo tipo ma per avere lo stesso effetto sulla pallina possiamo aumentare la massa allungando il raggio o anche aumentando il peso della racchetta. E’ come se utilizzassimo un martello più pesante che permette di ridurre la velocità per avere maggiore precisione ma mantenendo lo stesso effetto di impatto sul chiudo o, nel caso del tennis, sulla pallina.
Esiste pertanto la possibilità di mantenere l’efficacia dei colpi agendo su variabili diverse dalla velocità le quali consentono di ridurre gli sbagli dovuti all’ imprecisione. Anche se un “oggetto” più lungo e più pesante, come può essere l’intero braccio di un uomo, è più difficile da accelerare e può perdere in velocità l’incremento delle altre variabili (massa, raggio) compensa la perdita della prima variabile, la velocità. Studi sul baseball evidenziano proprio questo aspetto: la massima velocità della pallina si ottiene con una aumento del peso della mazza e una riduzione della velocità. Se si aggiunge un aumento dell’accuratezza all’impatto le conseguenze da trarre sono chiare.

E’ opportuno quindi acquisire l’abilità di andare all’impatto con l’intero braccio e quando possibile con parte della struttura del proprio corpo in modo da aumentare massa e raggio disponibili anche riducendo la velocità entro limiti accettabili. Per calcoli più accurati sarebbero necessari macchinari e sensori ad alta precisione di cui non tutti dispongono ma le linee generali sono inequivocabili e delineano una situazione in cui la ricerca ossessiva della velocità non ha senso di esistere. Sicuramente non prima di avere acquisito altre qualità di gestione del proprio corpo in funzione tecnico esecutiva.

Queste considerazioni sono da considerare valide per tutti i colpi fondamentali del tennis. Servizio, dritto e rovescio dovranno essere allenati ricercando la massima velocità, ma sempre in relazione a un gesto tecnico basato anche sul massimo raggio di esecuzione e di conseguenza su un peso effettivo all’impatto maggiore.
Evitare di darsi una martellata su un dito è sempre un’ottima scelta.

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