Rivoluzioni copernicane e istruzioni razionali di gioco, adatte ad agonisti e giocatori di circolo. Massimo raggio, massima massa, massima velocità. Nessun doppio pendolo. Un manuale per tutti.
La testa della racchetta di Roger è ben sotto
la posizione della pallina
Un aspetto cruciale nel tennis è la consistenza dei propri colpi. Con questo termine si intende la capacità di ridurre gli errori e colpire un elevato numero di palle senza sbagliare. Questo aspetto è fondamentale a tutti i livelli: agonismo, professionismo, circolo. Limitare gli errori è cruciale, ma per farlo è opportuno avere alcuni accorgimenti di gioco. Abbiamo già scritto dell’esigenza di limitare l’innesco del doppio moto pendolare, ovvero cercare un movimento con asse di rotazione alla spalla, addirittura asse centrale del corpo nel servizio. E’ stata anche evidenziata l’opportunità di sfruttare l’energia gravitazionale potenziale nel backswing di dritto e rovescio, cioè la discesa del braccio racchetta in decontrazione. Ma questi aspetti sono solo una parte del dipinto. Vi sono altri accorgimenti di cui tenere conto sopratutto in merito al dritto e al rovescio.
Innanzi tutto è opportuno premettere che la maggior parte degli errori nel tennis avviene perché la palla non supera la rete, inoltre se si deve scegliere è meglio sbagliare in lunghezza che in rete, come sostenuto dalla scuola spagnola, perché un colpo in rete anche se dovesse superarla di poco sarebbe comunque un colpo corto ed attaccabile dal vostro avversario. Al contrario un colpo che esce in lunghezza se dovesse rimanere in campo costringerebbe l’avversario a rimanere lontano.
Un ovale e una palla
Ora per eliminare la maggior parte degli errori in rete e far rimanere la palla in campo è necessario imprimere rotazione alla pallina. Rotazione in top spin, perché questa fa si che aumenti la pressione dell’aria sulla parte superiore della pallina e l’aumento di pressione permette di accelerare la discesa, al contrario, nel back spin, l’aumento di pressione sulla parte sottostante tende far galleggiare la palla contrastando per quanto è possibile la forza di gravità. Si tratta dell’Effetto Magnus, scoperto da Heinrich Gustav Magnus.
Quindi il top spin permette di limitare gli errori perché consente di far ricadere la palla prima della riga di fondo, ma dobbiamo preventivamente superare la rete e senza alcuni accorgimenti il vostro colpo in top spin potrebbe ricadere a mezza rete o addirittura prima. Non è infrequente infatti, che, quando si inizia a imparare questo tipo di colpo, si possa far rimbalzare la palla addirittura nel proprio campo.
Punto di impatto.
Swing con un ottimo angolo di incidenza (linee rosse).
La racchetta è perpendicolare. Nessuna rotazione dell'avambraccio.
Nessun doppio pendolo.
Per costruire un buon colpo in top spin non dovete concentrarvi sulla parte davanti del vostro movimento. Quello che avviene dipende molto di più dalla preparazione e dal movimento retrostante. Il vostro back swing. In questa fase è opportuno rimanere sciolti e sfruttare la discesa del braccio racchetta in modo da iniziare l’accelerazione. La testa della racchetta deve scendere sotto la palla in modo che il movimento in avanti avvenga verso l’alto e imprima la rotazione a causa dell’angolo di incidenza tra piatto corde e pallina. Lo spin non viene impresso dalla rotazione dell’avambraccio o da un movimento del polso. Dobbiamo dare ragione a Vic Branden. Nella fase anteriore del colpo non riuscirete ad avere un buon angolo di incidenza se nella fase posteriore non siete scesi a sufficienza, a questo punto sarebbe anche inutile cercare di forzare in modo muscolare il colpo verso l’alto per dare rotazione, perché anche se si riesce a imprimere più giri per minuto, mancando il giusto angolo di incidenza (la palla viene colpita leggermente sopra o centralmente, non bene da sotto) questa condizione farà rimanere il vostro colpo corto, talmente corto da andare in rete molto spesso.
Ancora Federer da un'altra angolazione
Dal punto di vista concreto è necessario sapere quanto sotto la palla bisogna scendere. Indicativamente, poi giocando ognuno troverà il suo personale adattamento, della lunghezza di un piatto corde e una pallina. Un po’ di più di un ovale di una racchetta, sia nel dritto che nel rovescio. Questo permetterà di avere un corretto angolo di attacco alla palla dal basso verso l’alto.
Nelle foto si vede bene come Roger Federer porti la testa della racchetta, nella fase discendente del movimento, al di sotto della pallina proprio di circa una trentina di centimetri, forse un po’ di più. Trenta centimetri sono proprio rappresentati dalla larghezza di un ovale di una racchetta da 100 pollici più il diametro di una palla. Questa indicazione ritengo che sia abbastanza concreta da permettere di calcolare le misure di riferimento in fase di preparazione del colpo dopo il rimbalzo della palla.
Impatto.
Racchetta perpendicolare e angolo di incidenza
Un accorgimento importante e fondamentale è quello di far rimanere il piatto corde perpendicolare al terreno. Nei colpi potenti, per gli agonisti, addirittura leggermente chiuso di qualche grado, ma non troppo. Questo perché con la racchetta che scende così in basso se il piatto dovesse essere rivolto verso l’alto, il cielo, la pallina non prenderebbe rotazione, o ne prenderebbe pochissima e la pallina uscirebbe senza giro andando lunga.
Sono le impugnature che ci consentono di mantenere il piatto corde perpendicolare al terreno al momento dell’impatto. Sono consigliate per il dritto e la dominante nel rovescio a due mani (la sinistra per i destri e la destra per i mancini) la eastern di dritto o una semi western. Nel rovescio a una mano la eastern di rovescio, ma per esempio Justine Henin aveva un splendido rovescio a una mano giocato con una impugnatura più chiusa: una semi westren di rovescio. Impugnare in questo modo la racchetta consente che il piatto corde abbia la posizione corretta all’impatto senza che si debba apportare cambiamenti volontari all’inclinazione della racchetta.
Partendo da una fase di back swing con la testa della racchetta nella posizione descritta si potrà gestire anche l’angolo di incidenza dell’impatto. Se il movimento in avanti sarà più verso l’alto, come quello di Nadal per esempio, la rotazione impressa sarà maggiore, invece un movimento più verso la rete consentirà di avere dei colpi più penetranti con meno rotazione come quelli di Roger Federer. Questi aggiustamenti ogni tennista li troverà giocando anche in relazione al momento di inerzia del proprio sistema braccio racchetta. Nadal può permettersi un swing maggiore verso l’alto con più rotazione in quanto l’energia impressa permetterà di far ricadere la palla di là dalla rete anche con maggiori giri per minuto della pallina.
Se la palla dovesse risultare corta si potrà modificare il movimento anteriore dello swing (quello in salita) usando un angolo di incidenza meno marcato, meno verso l’alto. L’importante è non andare a modificare la fase di back swing cercando di colpire la palla in modo diretto o scendendo poco sotto di essa.
Tutto era iniziato con un'ottima alta
preparazione
Esistono anche dei vantaggi indiretti quando si prende l’abitudine a questa esecuzione: uno di questi è quello di essere obbligati ad andare a cercare la palla in avanzamento e lateralmente, prima che scenda troppo dopo l’apice del rimbalzo. Infatti se la palla è troppo bassa non avremo più lo spazio sufficiente per far scendere la testa al di sotto di una lunghezza pari ad un ovale e una pallina, perché il terreno lo impedirebbe. La nostra mente e di conseguenza il nostro corpo saranno costretti a reagire per cercare la palla in modo attivo prima che cada eccessivamente.
Un secondo vantaggio indiretto è quello di riuscire a sfruttare pienamente, dopo aver girato le spalle ed aver portato in alto la racchetta, la discesa e la forza gravitazionale potenziale acquisita perché l’intento sarà quello di scendere ben oltre il punto in cui si trova la pallina.
L’acquisizione di queste abilità vi renderanno giocatori incredibilmente solidi. Il numero degli errori gratuiti si ridurrà i vostri avversari saranno costretti a colpire molte più palle. La traiettoria dei vostri colpi sarà meno prevedibile per via della rotazione che renderà le parabole più accentuate sia prima che dopo il rimbalzo. Una traiettoria più lineare è più prevedibile e la si può contrastare anche con colpi di pura opposizione, mentre parabole più arcuate sono più difficili da leggere e il colpo va eseguito nella sua completezza, perché è più difficoltoso sfruttare la velocità della palla. Sarà veramente difficile avere la meglio su di voi
Articolo scritto il 23 marzo 2019. La scienza permette di fare previsioni.
Ce ne sono molti nella storia del tennis di grandi giocatori con i capelli rossi Rod Laver e Donald Budge sono stati i primi e finora gli unici a completare il Grande Slam, ne sono seguiti di fortissimi. Jim Curier, John McEnroe, il più giovane vincitore di Wimbledon Boris Becker, Andy Murray ha riportato il titolo dei Championships in Inghilterra dopo che Fred Perry lo aveva conquistato 77 anni prima. Questi sono solo i più forti e non dobbiamo dimenticare Bobby Riggs, vincitore di un torneo di Wimbledon (1939) e di due US Open (1939, 1941).
Ce ne sono altri: il doppista Mark Wooodforde, Ernest Gulbis, Kyle Edmund, il francese David Goffin, vira sul rosso anche la chioma di Alexander Zverev. Ma il gene MC1R potrebbe essere presente anche in altri giocatori se si osservano lentiggini e occhi chiari, anche se non ci sono certezze in merito a questa correlazione. Si tratta di un gene recessivo che è considerato in via di estinzione.
Il giovane altoatesino Jannik Sinner è uscito vincitore dai tornei di Bergamo e Trento, con la vittoria bergamasca è diventato il più giovane italiano vincitore di un torneo Challenger.
Le sue vittorie in giovane età sono il sintomo della presenza di un buon talento tennistico. Questo sembra fuori di dubbio.
Potrebbe trattarsi di una semplice coincidenza, in fondo a livello scientifico non ci sono studi in merito, non ancora. Potremmo esser costretti a brancolare nel buio, affidarsi al concetto di mistero, oggi tanto acclamato. Darsi una spiegazione in forma religiosa, sospendere l’attività del pensiero e vivere felici affidandoci al fato. Allegria.
Ma cercare di comprendere le cause dei fenomeni è una necessità della mente umana anche se non di tutte, quindi smettere di formulare ipotesi è innaturale, sintomo di poca curiosità. Ipotizziamo, rischiamo.
Un’associazione non è necessariamente una correlazione. Le correlazioni vanno dimostrate, perciò la situazione nei tempi moderni dell’esaltazione dell’opinione, della doxa, diviene alquanto difficoltosa, considerato che si riesce a contestare anche teorie ormai accreditate come l’evoluzione; il dibattito sul clima ha assunto ormai i connotati del commento da bar dopo la partita della domenica. Prima di trovare una qualunque correlazione è necessario formulare un’ipotesi che dovrà essere vagliata. Ciò che si trova in rete non aiuta molto in questo caso: siamo sempre nel campo del non correlato, almeno non pienamente. Questo non impedisce però di mettere insieme indizi, notare particolari e valutare le ipotetiche conseguenze.
Jannik Sinner
Il più giovane italiano a vincere un torneo Challenger
Non sappiamo con precisione se il numero di tennisti professionisti rispecchia le proporzioni del numero della popolazione dai capelli rossi che è all'incirca il 2% del totale, o se sono di più in proporzione, ci si riferisce solo a coloro che hanno il carattere manifesto, in quanto il gene è recessivo. Però di bravi ce ne sono diversi e ce ne sono stati, anche se il carattere sembra essere sulla via della scomparsa, come evidenziano recenti studi. Cosa ci si può aspettare da un carattere recessivo?
In più, non si colpisce la palla con i capelli, questo è chiaro, credo, a tutti i maestri di tennis, quindi dovremmo vedere se tale fenotipo è indice di caratteristiche che aiutano ad avere dei vantaggi quando si colpisce una palla, o quantomeno se, con una buona frequenza, è associabile ad altre peculiarità fisiche utili nel gioco del tennis. Un ulteriore passaggio che sembra complicare le cose ancora di più, ma forse solo a prima vista. L’ipotesi va valutata con attenzione e sottoposta, nel senso inteso dal filosofo Karl Popper, a prove di confutazione, ma prima va formulata in modo razionale.
La condizione che un elemento sia indice di un altro non implica che esista un rapporto di esclusività tra l’elemento indice e quello indicato, ovvero certe caratteristiche possono essere presenti anche in altre persone, indipendentemente, in questo caso, dal colore dei capelli. Si tratta di un’informazione indicativa: con la presenza di un determinato elemento aumentano le probabilità della presenza anche di un’altra caratteristica. Siamo ormai nella scienza delle probabilità, da molto tempo.
Pertanto avere i capelli rossi dovrebbe aumentare le probabilità che le persone abbiamo anche una o più caratteristiche fisiche che conferiscono dei vantaggi nel colpire una pallina da tennis.
La domanda successiva è quella di chiedersi quali caratteristiche fisiche conferiscono dei vantaggi nel gioco del tennis.
Ci sono alcune indicazioni che vengono in soccorso: Vita e costumi di Giulio Agricola è l’opera che fu scritta dallo storico romano Tacito nella quale descrisse la conquista della Britannia e nella quale descrisse anche le popolazioni del posto. Un particolare riferimento alle persone dai capelli rossi lascia traccia delle osservazioni dello storico, il quale costatò che le persone con rutilismo avevano anche dei grandi arti. “Rossi di capelli dai grandi arti”. Sembra anche che fossero venduti come schiavi a un prezzo maggiore, perché ritenuti più forti.
Qui alcune informazioni scientifiche più moderne possono inserirsi fornendo quella che sembra essere una conferma delle acute osservazioni dello storico. I capelli rossi, associati ad una pelle chiara consentono una migliore sintetizzazione della vitamina D anche in condizione di poca luce solare come accade nelle aree del nord. Si tratterebbe di una coevoluzione avvenuta nelle aree del nord con l’effetto di prevenzione del rachitismo. La vitamina D è responsabile della costituzione ossea. Arti più grandi, più pesanti, più lunghi. Con un peso specifico maggiore!?
Dal lato del tennis quello che è utile e non poco nel colpire la palla è il “momentum”. Il momento d’inerzia all’impatto, il quale è strettamente correlato alla massa (il peso) e alla velocità. Nel momento angolare è anche importante la lunghezza del raggio, in questo caso il braccio, nelle formule è calcolato al quadrato.
Un braccio più lungo, più pesante, magari a causa di un maggiore peso specifico osseo, a parità di velocità con uno più leggero, più corto, possiede un maggiore momento di inerzia all’impatto.
Ma anche con una velocità ridotta in modo non eccessivo può eguagliare il momento di inerzia di un braccio con maggiore velocità ma più leggero e/o più corto. Una riduzione di velocità che mantiene la stessa efficienza di impatto consente una maggiore accuratezza dei colpi riducendo gli errori, si veda la teoria del chiodo e del martello in questo blog. Il vantaggio del braccio pesante sarebbe duplice: maggiore impatto a velocità uguali e stesso impatto a velocità ridotta.
Ma la potenza non è niente senza il controllo. Un braccio più grande però di solito è composto anche da una mano più grossa, la quale quando impugna una racchetta, come abbiamo visto in un post precedente, ha degli effetti sulla racchetta perché di fatto aggiunge peso al manico. Uno di questi effetti è quello di spostare il baricentro rendendo l’attrezzo più bilanciato verso il manico, più head light come si usa dire in inglese. Una racchetta più bilanciata verso il manico è più maneggevole.
Maneggevolezza, potenza, consistenza dei colpi a velocità ridotte sono tutte condizioni che consento lo sviluppo progressivo di un tennis efficace e vincente. Maggiori rotazioni, maggiore velocità, cambi di ritmo. Sembra che sussistano molteplici condizioni per coloro che possiedono determinate caratteristiche per sviluppare un tennis solido ed efficace.
Condizioni che Jannik Sinner sembra proprio avere. Perciò se seguito con attenzione e cura, senza ansia, apprensione o isteriche aspettative, come sembra proprio che sia da Piatti e Sartori, il suo sviluppo tennistico dovrebbe essere lineare. Sarebbe anche giunta l’ora, perché i record e i ricordi di Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta iniziano a essere un po’ vecchiotti.
Il fatto che Federer, Nadal e Djokovic siano mori non è tecnicamente una prova a confutazione. Se avessero un braccio corto, leggero e piccolo correlato da una mano minuscola questa sì sarebbe una prova a confutazione.
Per coloro che hanno un bimbo o una bimba con i capelli rossi: regalategli una racchetta, iscrivetelo a un corso di tennis, assicuratevi che il maestro sia bravo. Non si sa mai. Avesse ragione Publio Cornelio Tacito.
P.s. Anche tra le ragazze ce ne sono diverse (Stosur, Sandra Cecchini, credo Monica Seles) però non ho avuto modo di fare una ricerca più accurata e potrebbero esserci altri fattori che influiscono sparigliando un po’ le carte.
Doppio moto pendolare con pesi diversi e diversa distribuzione. Tenniswarehouse.com
Al fine di poter meglio valutare le problematiche relative ai modi di colpire è opportuno osservare le dinamiche relative ai movimenti dei pendoli in relazione al momento di impatto, soprattutto in merito all’angolo con cui il secondo pendolo (cioè la racchetta) colpisce la pallina. Negli esperimenti sul duplice moto pendolare i due bracci, che rappresentano l’avambraccio e la racchetta sono collegati tra di loro attraverso uno snodo e vengono lasciati andare verso l'impatto contro una pallina ferma e sospesa.
I vari esperimenti sono stati effettuati con pesi determinati delle due aste. Sono stati inoltre effettuati vari esperimenti variando il peso e la distribuzione delle masse ed è stato osservato che, modificando in questo modo lo swingweight (il momento d’inerzia) si ottengono degli effetti diretti sullo swing con ulteriori conseguenze che interessavano le velocità relative dell’avambraccio e della racchetta e quindi anche l’angolo di impatto di quest’ultima con la pallina.
L’angolo con cui una racchetta colpisce la palla è importante perché questo angolo influisce sulla direzione del colpo. Distribuzione e variazione dei pesi, pertanto, condizionano l’oscillazione dei pendoli e la posizione della racchetta al momento dell’impatto, condizionano l’angolo con cui viene colpita la pallina, la conseguenza diretta si ripercuote sulla traiettoria della palla stessa.
Movimenti caotici del triplo pendolo
(braccio, avambraccio, racchetta).
Nelle due figure vediamo due fermo immagine che rappresentano l’oscillazione di due doppi pendoli: il primo a cui non è stato aggiunto peso ed il secondo a cui sono stati aggiunti 200 gr alla distanza di 60 cm. Come si può vedere il pendolo a cui è stato aggiunto del peso raggiunge il punto di impatto con un certo anticipo rispetto al primo, al quale non è stata aggiunta alcuna massa. La seconda asta , come si può vedere, è molto più avanzata e gli angoli che si formano tra le due aste sono diversi rispetto a quelli senza peso aggiunto. La pallina pertanto viene colpita con un’inclinazione diversa modificando di fatto la traiettoria del colpo
La massa che è stata aggiunta è abbastanza rilevante (200 gr), si tratta di casi estremi, ma è evidente come l’aggiunta di peso modifichi l’oscillazione dei pendoli, condizione che, nella realtà, porterebbe il giocatore a dover aggiustare il proprio movimento per ritrovare il giusto tempo di impatto, a cui era abituato in precedenza.
Nel caso specifico, il pendolo più pesante sembra colpire in anticipo dal punto di vista temporale, ma in realtà è in avanti solo dal punto di vista spaziale, per percorrere la distanza fino all'impatto ha impiegato infatti 1/2 ms in più della “racchetta” senza massa aggiunta. Questo sembra complicare ancora di più le cose, perché la racchetta non è andata più veloce ma ha proprio oscillato in modo diverso nell'aria, arrivando nel luogo di impatto con una posizione più avanzata ma impiegando più tempo. Pertanto se la pallina avesse avuto una velocità (l’esperimento prevedeva una palla ferma) l’impatto sarebbe avvenuto in ritardo. La situazione con palla in movimento, pertanto, sarebbe più complessa e in condizioni di gioco ancora più correlata ad un inizio anticipato dello swing da parte del giocatore. La differenza tra le due racchette è una differenza di ritmo non di velocità in sé.
“Figure 15 shows images of the racquet at impact for the two extreme cases in the experiment: no added mass (a) and 200 g added at 60 cm (b). Counter-intuitively for the greater swingweight case, the racquet hits as if impact were further "in front" or as if the racquet had swung through too soon. The forearm has swung through a smaller angle and the racquet through a larger one. The appearance is "out front" when compared to the forearm and the shot will be flying off at an angle to the horizontal. The appearance of hitting "early" is commonly associated with swinging too fast. However, the racquet is actually late to this impact location, having taken 1-2 ms longer longer than the no added mass racquet. Thus, if the ball were moving toward the racquet, unless the swing were begun earlier, the actual contact would have been made "late". But because the racquet is ahead of the forearm throughout much of the swing with the heavier racquet, the late impact might not lead to a shank.” Tenniswarehouse.com
Quello che interessa è che quando i pendoli sono liberi di oscillare lo fanno con movimenti e tempi diversi in relazione alla loro massa e alla sua disposizione. Il loro comportamento può essere anche contro intuitivo come in questo caso. Il giocatore sarà quindi inconsciamente portato ad agire modificando l’energia profusa nello swing per trovare il giusto timing.
Però c’è anche la possibilità di agire sugli assi di rotazione per evitare di colpire con un angolo non voluto sia in ritardo che in anticipo. Cercare di ritardare l’azione rotante del pendolo finale all'ultimo momento, posticipando temporalmente l’uso dell’ultimo asse di rotazione, consentirebbe di ridurre i margini di differenza tra le varie oscillazioni effettuate con strumenti diversi e di conseguenza ridurre anche le differenze degli angoli all'impatto. In sostanza si tratterebbe di sviluppare l’abilità di gestire l’azione a due pendoli con la finalità di sviluppare un controllo che permetta una gradualità dell’azione che possa andare dal massimo rilascio dell’ultimo pendolo fino ad un rilascio minimo o addirittura nullo nell'area di impatto o in quella immediatamente precedente.
La sensazione di gioco descritte dai giocatori che hanno preso in esame l’accelerazione della racchetta rispetto all'avambraccio, sull'asse di rotazione che si trova indicativamente a metà mano, viene descritta come colpo di frusta.
Abbiamo già notato che l’inizio o il ritardo di tale movimento andrebbe collocato in modo preciso in relazione all'impatto e non è escluso che giocatori meno fallosi abbiamo sviluppato l’abilità di ritardare questa azione. I giocatori inoltre dichiarano che hanno una maggiore sensazione di colpo di frusta e facilità dello swing con racchette più pesanti.
Questa percezione non può essere dovuta a una maggiore velocità della racchetta, in quanto gli studi hanno evidenziato che con un aumento del momento di inerzia sia ha un riduzione della velocità dello strumento. Probabilmente questa impressione dipende dalle velocità relative di avambraccio e racchetta, poiché con l’aumento del peso la racchetta accelera di più dell’avambraccio nel momento in cui vi è il rilascio, anche se rimane meno veloce di una racchetta più leggera.
Quando si parla di impressioni di gioco però si entra nel campo della soggettività e occorrerebbe identificare senza equivoci le dichiarazioni dei giocatori ed avere delle definizioni inequivocabili di quello che si cerca di descrivere. Può essere che l’azione di frusta venga confusa con plow through al momento dell’impatto? Ovvero con la tendenza di una racchetta con maggiore inerzia di “passare attraverso” il luogo dell’impatto? La sensazione di solidità può essere attribuita all'aumento della massa piuttosto che alla velocità? E in che misura? Alcune domande rimangono aperte.
Non tutti gli aspetti sono stati oggetto di studi specifici e dettagliati. Quello che emerge e di cui occorre tenere conto è che se colpiamo tenendo il polso completamente rilassato (in ogni caso il nostro polso e l'avambraccio non saranno mai uno snodo completamente libero come quello dell'esperimento che prevede una vite) l’oscillazione di avambraccio e racchetta sarà soggetta all'influenza del peso e della sua distribuzione.
Se la tecnica di gioco di un giocatore è quella sfruttare in buona parte il colpo di frusta e questo giocatore ha trovato una racchetta con cui ha buone sensazioni di timig, è opportuno che l’atleta continui ad allenarsi sempre con lo stesso strumento. Infatti il cambio del peso e della distribuzione della massa implicherebbe delle azioni muscolari di riadattamento dell’esecuzione affinché ritardi o anticipi naturali dell’oscillazione vengano compensati. È superfluo ribadire come in fase di gioco, quando le partite vengono decise per pochi punti come nel tennis, questo possa essere molto deleterio.
Personalmente non ho idea di quanto tempo possa essere necessario per adattare il proprio swing a una racchetta diversa; con molta probabilità il tempo dipende anche dal livello di gioco che si intende raggiungere. Non c’è da stupirsi se sono molti i casi di giocatori che iniziano e concludono la propria carriera utilizzando sempre lo stesso strumento di cui sono molto gelosi. Sono frequenti anche le situazioni in cui atleti di vertice impiegano molto tempo per adattarsi a un modello diverso o addirittura a una marca diversa. Novak Djokovic nel passaggio da Wilson a Head ha impiegato forse più di qualche mese per ritrovare l'efficacia di vertice del suo tennis. Lo stesso Roger Federer nel passaggio tra due modelli diversi della stessa casa costruttrice è rimasto per un po’ di tempo sotto il suo standard di gioco. Dal 2012 al 2017 ha trascorso quattro anni senza vincere uno slam e una parte di questo periodo (dal 2014) ha coinciso anche con il cambio dell’attrezzatura.
Rafael Nadal da quando è diventato professionista gioca praticamente con la stessa racchetta alla quale sono state apportate nel tempo solo leggerissime modifiche, nell'ordine di pochi grammi.
L’oscillazione della racchetta può essere controllata anche cercando di limitare o impedire il suo rilascio come frusta finale. Si tratta di agire volontariamente per evitare che la racchetta segua un proprio moto quando è rilasciata sull'asse di rotazione del polso, e scegliere che questo movimento in scioltezza venga effettuato all'altezza dell’avambraccio o dell’intero braccio. Si può decidere di muovere il braccio racchetta come se fosse un elemento unico, dopotutto siamo uomini che possono fare scelte consapevoli.
La realtà del timing di impatto con una esecuzione che prevede il colpo di frusta si complica ancora se consideriamo la variabile della velocità della palla in arrivo che nella realtà del gioco è sempre diversa ed è correlata anche alle caratteristiche del giocatore che viene affrontato. Questo pone questioni di adattamento del timing anche in relazione al giocatore che abbiamo di fronte. Può inoltre rappresentare una chiave di interpretazione per le analisi degli scontri diretti tra i giocatori nonché degli stili di gioco e delle difficoltà che gli atleti nel momento del cambio della superficie. L’uniformazione delle superfici ha contribuito sotto questo aspetto a ridurre la complessità di questo sport eliminando una variabile classica del gioco tennis la quale contribuisce ulteriormente alla necessità di acquisizione dell’abilità di gestire swing in condizioni diverse di superficie e avversari.
Conoscere questi aspetti della dinamica dei colpi può permettere di gestire le variazioni dell’oscillazione, con immediati vantaggi di adattamento a racchette di diversa tipologia e consente di ottenere una migliore costanza di rendimento nel gioco, quantificabile in una riduzione degli errori. La strada per le scelte è aperta e comprende anche la via per dritti e rovesci eseguiti con un’azione che tende all'utilizzo di un pendolo singolo.
Dopo tutto se alle alte velocità un doppio pendolo ha movimenti tendenzialmente caotici figuriamoci un triplo pendolo composto da braccio, avambraccio e racchetta.
Un dato credo incontestabile è che il tennis sia un gioco dinamico in cui è necessario correre e cambiare direzione per raggiungere la pallina ed eseguire i colpi. Questa condizione inserisce una difficoltà in più perché non sempre è possibile, facile o realizzabile arrivare e riuscire ad eseguire il colpo ideale.
Molto spesso siamo costretti a correre fuori dai margini del campo, si arriva in equilibrio precario, non si trova la giusta distanza dalla palla, si è costretti a colpire in allungo o in ritardo, oppure il colpo dell'avversario arriva troppo velocemente e quindi non si ha il tempo necessario per organizzare il nostro colpo come vorremmo.
Ci saranno quindi situazioni frequenti in cui sarà difficile se non impossibile riuscire a colpire portando all'impatto l'asse più lungo rappresentato dal proprio braccio racchetta. Ma la conoscenza delle varie possibilità esistenti per colpire la pallina ci permetterà di gestire anche vari tipi di esecuzione nelle più disparate situazioni che si possono presentare sul campo di gioco.
Se dal punto di vista del controllo e dell'efficienza del colpo ritengo che sia utile cercare di colpire con un pendolo singolo è altrettanto vero che non sempre questo è possibile, pertanto il vantaggio esecutivo dell'azione a doppio moto pendolare può essere utilizzato in situazioni in cui non si ha il tempo o lo spazio sufficiente per gestire il colpo ideale che vorremmo. Inoltre c'è da sottolineare che il confine tra i due modi portare il colpo non è netto ma può essere definito come un'area, una zona di passaggio.
Con l'esecuzione a doppio pendolo saremo costretti a prenderci dei rischi esecutivi maggiori, in termini di timing e soprattutto in merito al controllo della racchetta al momento dell'impatto, ma il vantaggio della velocità acquisita dalla testa della racchetta, quando il braccio tende a fermarsi e si innesca la rotazione sull'ultimo asse (mano e avambraccio) permette di gestire situazioni in cui si è in ritardo e la palla sta per superarci, oppure quando la pallina è troppo vicina al nostro corpo e non abbiamo il tempo per trovare lo spazio per una migliore esecuzione. Un'altra situazione è quella in cui, ancora in corsa, rimaniamo troppo distanti dalla palla e di conseguenza vi è la necessità di colpire come si può: in questo caso il rilascio dell'avambraccio permette di gestire una maggiore velocità della testa della racchetta (ovale e piatto corde) anche se la massa effettiva all'impatto in linea di massima diminuisce.
La consapevolezza dell'esistenza di questi due modi di colpire ci permette di poter gestire un maggior numero di situazioni sul campo con maggiore efficacia e chiarezza di idee.
Come è stato già esposto è molto più difficile accelerare uno strumento lungo e pesante rispetto a uno più corto e leggero quindi i tempi di esecuzione sono maggiori quando decidiamo di colpire con l'intero braccio e magari con asse di rotazione riferito alla centralità del corpo. La soluzione più rapida quando non abbiamo tempo sufficiente è quella di utilizzare l'ultimo asse di rotazione disponibile. Non è raro anche tra i tennisti professionisti vedere questo tipo di soluzioni quando sono in allungo, in difficoltà, in ritardo. Colpiscono con quella che in televisione appare un'esecuzione di solo polso, di sola mano e racchetta.
L'approccio al gioco deve essere il più possibile pluridimensionale, in modo da avere nella nostra mente le soluzioni possibili per ogni situazione di gioco. Anche una scelta più rischiosa a volte può diventare la soluzione per un problema.
Lo sport del tennis è un'attività in cui divengono evidenti il gradualismo e le sfumature.
Se osserviamo le immagini dei grafici possiamo notare come al progressivo fermarsi dell'avambraccio la racchetta acquisisca velocità. Il tutto avviene in pochissime frazioni di secondo, perciò in dinamica di gioco non credo sia semplice stabilire dove si collochi esattamente il punto d'impatto. Avviene nel momento di massima velocità della racchetta e massima riduzione della velocità dell'avambraccio o nel momento in cui l'avambraccio ancora non ha iniziato a fermarsi? Si colloca in un punto intermedio tra questi due estremi? Nel punto di incrocio delle curve a velocità uguali? Molto probabilmente se analizzassimo un grande numero di colpi di alcuni giocatori potremmo notare impatti in momenti diversi, poiché non è facile gestire finemente i movimenti del proprio corpo e delle proprie articolazioni durante un tempo ridottissimo.
Un'analisi statistica approfondita potrebbe evidenziare per singolo giocatore una media dei momenti d'impatto e si potrebbe valutare le caratteristiche di gioco del singolo professionista in base a quando colpisce la palla e che con quale azione pendolare, stabilendo anche dove si colloca il maggior numero di errori in relazione al tipo di collisione. Infatti come abbiamo accennato siccome il nostro braccio non può avanzare più di tanto l'innesco del secondo pendolo c'è sempre, rimane solo da stabilire quando avviene l'impatto in relazione allo swing, e quale tipo d'impatto sia più conveniente tenendo conto anche della necessità di controllo della racchetta e della pallina.
Però sapere quello che avviene nel momento in cui muoviamo il nostro braccio nella direzione dell'impatto è sempre utile e permette una migliore gestione intenzionale dei nostri movimenti anche in relazione alle situazioni di gioco. Se arriviamo bene e siamo in tempo per organizzare il nostro colpo possiamo preferire una soluzione che porta all'impatto l'intero braccio racchetta sfruttando una possibilità di maggiore controllo e maggiore massa, al contrario nelle condizioni in cui non vi è tempo sufficiente potremmo sempre gestire soluzioni esecutive in cui il punto d'impatto si colloca nelle zone delle curve in cui la racchetta accelera e l'avambraccio tende a ridurre maggiormente la propria velocità, passando l'energia allo strumento che utilizziamo per colpire.
Si potrebbe parlare di zona utile d'impatto non tanto di punto d'impatto inteso come “momento” singolo unico in cui avviene la collisione. A seconda del momento in cui avviene l'impatto si ha un passaggio graduale tra i vantaggi e gli svantaggi caratteristici dei due metodi di colpire. Quando l'impatto è più vicino all'area di innesco del secondo pendolo si ha un'accelerazione della racchetta, mentre quando più il luogo d'impatto (riferito al grafico) è spostato verso sinistra, ovvero nella zona in cui l'avambraccio è ancora più veloce della racchetta si ha una minore velocità della testa dello strumento, ma il colpo è portato con l'intera massa di avambraccio e racchetta con un asse di rotazione più lontano e quindi con una circonferenza ideale più ampia. Ma la collisione potrebbe avvenire anche nel punto di intersezione delle due linee blu e rossa, quando le velocità sono uguali.
Nei grafici vediamo bene la situazione in cui si ha il passaggio dalla velocità acquisita dell'avambraccio contrassegnata con la linea blu e la velocità della racchetta contrassegnata con la linea rossa. La massima velocità dello swing si ha nel momento in cui vi è una caduta della velocità dell'avambraccio e un'accelerazione della racchetta. Naturalmente il giocatore ha la possibilità di agire sulle forze in gioco: può decidere di accelerare l'avambraccio in direzione del colpo e rilasciare energia sulla racchetta successivamente, in questo caso il punto d'impatto sarebbe più verso sinistra ovvero nella zona in cui non ci sono i picchi inversi massimi di velocità della racchetta dell'avambraccio.
Addirittura un giocatore potrebbe cercare di colpire in una zona molto spostata a sinistra, dove la velocità dell'avambraccio supera la velocità della racchetta (linea blu e linea rossa) ma si conserva comunque una discreta velocità dello swing. In questa zona non essendoci il rilascio sull'asse di rotazione all'altezza del polso o dell'avambraccio la massa all'impatto sarebbe la massa dell'intero sistema.
I due grafici di Tenniswarehouse riportano le dinamiche di movimento con il variare della massa aggiunta alla racchetta: in un primo caso 200 g a 60 cm e nel secondo caso 50 g a 30 cm. Si può notare che quando si aggiunge 200 g sulla punta della racchetta si abbia una maggiore biforcazione delle due curve, quella dell'avambraccio e quella della racchetta, sia prima dell'innesco del doppio moto pendolare che dopo, nella fase di divaricazione successiva.
Al contrario con 50 g aggiunti a 30 cm la separazione iniziale delle curve è minore e lo è anche nella fase successiva. La velocità dello swing è però maggiore con 50 g aggiunti a 30 cm e lo è, anche se di poco, la velocità della racchetta che raggiunge la velocità di 6 m/s rispetto ai quattro che si ottengono con l'aggiunta di 200 g a 60 cm.
Sembra evidente che nel caso dei 200 g aggiunti si ha un innesco del doppio pendolo che possiamo definire maggiore, ma al tempo stesso si ottiene una riduzione della velocità dell'intero sistema, a causa di un peso eccessivo aggiunto in una posizione che aumenta drasticamente il momento d'inerzia.
Inoltre la velocità dell'avambraccio, nel caso dei 50 g, rimane più lineare perché vi è una riduzione del picco di accelerazione iniziale e del picco di caduta della velocità verso il basso. Si potrebbe pertanto ipotizzare che in questo caso si abbia una maggiore possibilità di controllo del proprio movimento.
L'aggiunta di massa all'estremità della racchetta fa innescare doppi moti pendolari più evidenti con l'eventuale conseguente perdita di precisione e controllo: rischiamo di rimanere in balia degli alti e dei bassi di queste curve, mentre l'aggiunta di massa in posizioni meno estreme, meno lontane dall'asse di rotazione (in questo caso qualunque esso sia) riduce "le montagne russe del doppio pendolo". Si ottiene inoltre, nel secondo caso, secondo i dati di Tenniswarehouse, una maggiore velocità delle varie parti del sistema.
Conoscere a cosa andiamo incontro quando decidiamo di utilizzare un metodo di colpire rispetto ad un altro non può che essere un vantaggio.
Se osserviamo il grafico, con la massa aggiunta di 50 g, noteremo che, se ragioniamo senza dare per scontato che l'impatto avvenga nella massima divaricazione delle curve, nel momento in cui la linea dell'avambraccio interseca la linea di velocità della racchetta la velocità dello swing non è al suo massimo ma è relativamente alta, tra i 4 m/s e i 6 m/s. Può essere considerata una velocità accettabile ai fini di un colpo efficiente se si ha il vantaggio di un maggiore controllo, perché il trasferimento di energia è appena iniziato.
Al punto di intersezione lo stesso avviene con la massa aggiunta di 200 g. Non siamo sul picco ma siamo in fase di salita. In questo caso però la velocità è comunque inferiore al sistema con soli 50 g aggiunti a 30 cm.
Questo aspetto, così per come lo vediamo, ci pone davanti a delle domande in merito alle caratteristiche fisiche dei giocatori favoriti; domande a cui cercheremo di rispondere più avanti.
Suggerisce inoltre come procedere per modificare le nostre racchette e cosa ricercare nei movimenti del corpo quando andiamo a colpire la pallina. Controllo e precisione sono più vicini alla soluzione ad un pendolo. La velocità della racchetta è maggiore con il doppio pendolo. Nel mezzo ci sono molte vie intermedie: abbiamo davanti una zona d'impatto con cui gestire controllo, potenza e velocità della racchetta.
Naturalmente rimane ferma la condizione che, essendo il tennis uno sport estremamente dinamico, abbiamo la necessità e la possibilità di gestire l'area d'impatto secondo le esigenze del momento, tenendo presente i vantaggi e gli svantaggi che progressivamente andremo ad acquisire o a perdere.
Velocità della racchetta all'impatto e incremento progressivo del peso e dello swingweigth. Credit: Tenniswarehouse.com
A tennis si può giocare in molti modi, è però opportuno cercare di individuare cosa vogliamo ottenere quando colpiamo la pallina, poiché solo in questo modo si ha la possibilità di valutare quale sia il modo migliore di portare il sistema racchetta braccio all'impatto.
La velocità della palla è sicuramente il primo obiettivo che viene alla mente, perché riduce i tempi di reazione dell'avversario e rende la ribattuta più difficile da eseguire. Ma questo non è il solo obiettivo da ricercare: rotazioni e manovrabilità della racchetta sono altri due aspetti altrettanto importanti. Il primo rende più difficoltosa l'interpretazione della traiettoria ed il secondo consente di preparare ed eseguire il colpo con meno imprecisione nel muovere la racchetta, condizione che permette una maggiore accuratezza all'impatto e quindi un controllo migliore.
Per raggiungere tutti questi obiettivi è opportuno prendere in considerazione alcuni fattori e vedere come interagiscono fra di loro e come influiscono sulla velocità della pallina dopo il colpo. Questi elementi sono la velocità della racchetta, il suo peso, il suo swingweight (momento d'inerzia), ovvero la sua pesantezza in movimento (viene calcolata in Kg x cm2), l'hittingweight (peso all'impatto) che rappresenta il peso effettivo nel punto di impatto e il “power potential” (ACOR) della racchetta o coefficiente di restituzione. Quest'ultimo è un valore che è dato dal rimbalzo della pallina sul piatto corde della racchetta, nello specifico è rappresentato dal rapporto tra le velocità di uscita della palla e quella di arrivo sul piatto corde di una racchetta. La velocità della palla in uscita, quando la racchetta è in movimento, dipende dal coefficiente di restituzione della racchetta ferma (ACOR) più la velocità della racchetta. Da qui si può ricavare la velocità di rimbalzo e di tiro quando palla e racchetta sono in movimento, il cui concetto è un po' meno intuitivo, ma, sostanzialmente, la velocità di rimbalzo è data dalla velocità del colpo meno la velocità della racchetta nel momento dell'impatto. Velocità di rimbalzo e velocità del colpo coincidono quando la racchetta è ferma. Di conseguenza se la racchetta è in movimento per esempio alla velocità di 10 km orari il rimbalzo avverrà a questa velocità quindi la velocità del colpo, ovvero della palla in uscita sarà dato dalla velocità di rimbalzo più la velocità della racchetta.
Analisi approfondite sono pubblicate sul sito di Tenniswarehouse nella sezione University. L'obiettivo qui sarà quello di valutare questi studi per cercare di stabilire quale modo di eseguire il colpo sia più efficiente principalmente tra una colpo a doppio moto pendolare e uno a pendolo singolo. Queste informazioni sono molto utili affinché si possa personalizzare la propria racchetta. C'è da premettere che le analisi sono state fatte e possono essere eseguite solo avendo come riferimento un asse di rotazione che in questo caso è quello convenzionalmente usato dai costruttori di racchette: cinque centimetri dalla fine del manico.
Velocità della palla e aumento dello swingweigth. Credit: Tenniswarehouse.com
Uno dei nodi principali è proprio stabilire quale sia l'asse di rotazione di un colpo durante il gioco e quale sia quello più vantaggioso. La mano, il gomito, la spalla, l'intero corpo? E' evidente che un giocatore può cambiare l'asse di rotazione con il quale porta il colpo così facendo modifica anche i valori di swingweight, peso dell'intero sistema, hittingweight e power potential influenzando di conseguenza gli effetti sulla pallina. Queste analisi però sono fondamentali perché consentono di sapere quali sono gli elementi che influenzano il colpo, che potranno essere modificati agendo sia sull'uso di un determinato asse di rotazione piuttosto di un altro, che modificando le caratteristiche del telaio oppure modificando su entrambi gli elementi.
Come vedremo molto probabilmente non si potranno avere tutti i vantaggi insieme: controllo, manovrabilità, velocità e rotazioni. Sarà necessario scendere a compromessi per trovare la soluzione migliore per il nostro gioco.
Velocità della palla e plow throught. Credit: Tenniswarehouse.com
L'hittingweight è la massa effettiva sul punto di impatto della racchetta, infatti non tutto il peso della racchetta entra in gioco nel momento della collisione ma solo quella nelle vicinanze del punto di impatto. Esiste un modo per calcolarlo in vari punti del piatto corde. L'hittingweight è definibile in termini distanza del punto di impatto dal baricentro della racchetta il massimo hw, per un dato peso di una racchetta, si ha quando il punto di impatto ed il baricentro coincidono.
“Hittingwieght is how heavy the impact location behaves when it is hit. It is the effective weight behind the impact, not the entire weight of the racquet. Every location has a different hittingweight. Hittingweight is a very intuitive way at looking at racquet power. The situation can be thought of as two billiard balls colliding.” “The swingweight will always increase as you move a given added mass further from the axis, but the effective hittingweight and power potential will increase and decline on either side of the balance point.” So you have situations as in Figure 10a where the swingweight is increasing but the power potential is decreasing. Hittingweight is defined in terms of the impact point's distance from the balance point. Maximum hittingweight is achieved if the impact location is the same as the balance point.
Il coefficiente di restituzione aumenta con l'aumentare dell'hittingweight il quale aumenta aumentando lo swingweight, quindi la massa della racchetta e/o la sua distribuzione, ma per una quantità definita di peso aggiunto l'hw aumenta fino a un certo punto perché il massimo si ottiene quando il centro di massa (baricentro della racchetta) è nelle vicinanze del punto di impatto, quando la massa viene spostata verso la punta della racchetta questo diminuisce perché il baricentro va oltre il punto di impatto. Questo è l'unico caso in cui lo swingweight (momento d'inerzia) aumenta ma l'hittingweight diminuisce.
Un altro fattore da considerare è il plow through che è descritto dai giocatori come la sensazione di solidità all'impatto e può essere definito come la percentuale di velocità rimanente della racchetta dopo la collisione in relazione alla velocità che aveva in precedenza.
"Plow through is the percentage of the post-impact racquet speed to the pre-impact speed."
Come si può notare dai grafici anche in questo caso all'aumento del plow through la velocità del rimbalzo della palla aumenta mentre diminuisce la velocità della racchetta in quanto l'aumento di peso riduce la possibilità di accelerazione. Anche in questo caso pertanto avremo una situazione simile all'aumento del peso e dello swing weight, dove la velocità della pallina aumenta all'aumentare del plow through fino a un certo punto ma poi diminuisce a causa della riduzione della velocità della racchetta.
Massa aggiunta Hittingweight e swiingweight. Acor e velocità del rimbalzo. Tenniswarehouse.com
A questo punto è opportuno cercare di fare un po' di ordine. Abbiamo visto che, a parità di energia profusa nello swing, la velocità della racchetta diminuisce con l'aggiunta di peso e lo spostamento del peso verso la punta della racchetta quindi con lo swingweight o momento d'inerzia in italiano. Siamo in una situazione di linearità: più aumenta il momento d'inerzia della racchetta e maggiore è la diminuzione della velocità della stessa.
La situazione non è così semplice quando invece l'obiettivo è quello di ricercare una maggiore velocità di palla perché in questo caso le cose stanno in modo leggermente diverso: sia che si analizzi il momento d'inerzia o il plowthrough siamo davanti a una situazione in cui vi è una forma a campana della curva, molto simile a una gaussiana. All'aumento dei valori di momento d'inerzia, hw e pt si ottiene un aumento della velocità della palla in uscita dal piatto corde fino al raggiungimento di un massimo e poi si ha una ricaduta della curva con una progressiva riduzione di velocità all'aumentare ulteriore dell'inerzia.
Una situazione simile si ha anche con lo spostamento del peso aggiunto per la ricerca di un maggiore hittingweight: il massimo si ha quando il baricentro coincide con il punto di impatto, mentre decresce quando il centro di massa è ai lati.
Una prima conseguenza è riscontrabile nella personalizzazione delle racchette. E' opportuno non esagerare nell'aggiunta di peso perché valori eccessivi di swing weight potrebbero farci ricadere nella parte destra della curva dove la velocità di palla tende a diminuire. In questo caso l'unica soluzione sarebbe quella di riuscire, con maggiore sforzo, a mantenere costante la velocità della racchetta.
Ma ci sono altre considerazioni che è opportuno fare e riguardano il modo con cui eseguire i propri colpi. Come abbiamo già visto il momento d'inerzia è sempre riferito a un asse di rotazione e indica la tendenza di un corpo a mantenere il proprio stato di quiete o di moto in relazione all'asse di riferimento.
L'aggiunta di massa aumenta la velocità della palla fino a un punto di massimo poi questa diminuisce, inoltre l'aggiunta di massa aumenta il pt e l'hw fino a un punto di massimo e poi decresce. Il calo dopo il punto di massimo è dovuto sostanzialmente al fatto che l'aggiunta di massa, a parità di energia applicata per il movimento, fa calare la velocità della racchetta in modo lineare.
Bilanciamento della racchetta e hittingweigh. Teninswarehouse university.
Da questo punto di vista l'obiettivo del gesto tecnico dovrà essere finalizzato a portare la maggiore massa possibile all'impatto mantenendo costante la velocità. Visto che parliamo di tecnica escludiamo ora la personalizzazione della racchetta. Una volta in campo quindi come possiamo aumentare la massa all'impatto? La racchetta è quella che abbiamo scelto, il nostro corpo è quello che abbiamo, non possiamo spostare la distribuzione dei pesi del nostro braccio. L'unica possibilità che rimane è quella di agire sugli assi di rotazione: riuscire a portare un colpo con un asse di rotazione più lontano dall'impatto (mano, gomito, spalla, salendo verso l'asse centrale del corpo) consente di incrementare la massa utile all'impatto e di conseguenza swingweight, plowthrough, hittingweight e power potential ma per riuscire in questo intento è opportuno cercare di evitare di giocare con gli assi di rotazione più vicini alla racchetta.
C'è uno svantaggio in questa soluzione ed è quello di perdere velocità della racchetta e di conseguenza anche velocità della palla. Le analisi dei colpi con polso rilassato e polso fermo indicano questa eventualità, però c'è da sottolineare che gli studi sono stati fatti prendendo in considerazione il sistema racchetta avambraccio. L'asse di rotazione spalla che comprende anche il braccio non è stato analizzato e nemmeno quello del corpo che implica la rotazione delle spalle con leva vantaggiosa ai fini dell'accelerazione del braccio. Ovviamente tali studi sarebbero più complessi, ma non è escluso che assi di rotazioni molto alti compensino ampiamente la perdita di velocità della racchetta utilizzata con polso rilassato, ovvero con il rilascio del secondo pendolo. Nel rapporto vantaggi svantaggi andrebbero inseriti inoltre gli eventuali guadagni o perdite di precisione all'impatto.
Uso e non uso del polso (pronazione). Bloccato e morbido.
La questione più saliente rimane pertanto cercare di comprendere quale sia il vero asse di rotazione che viene utilizzato e ricercato maggiormente nel gioco dai tennisti di alto livello. Le dinamiche di gioco costituite da corse e scambi in velocità non consentono sempre di riuscire a trovare l'esecuzione con un asse di rotazione molto arretrato rispetto alla racchetta, al livello di asse centrale del proprio corpo, alcuni colpi, in allungo, in recupero, saranno sicuramente giocati con movimenti a doppio pendolo o con assi di rotazione vicini alla racchetta. Ma quello utilizzato con più frequenza sarà da considerare l'asse di riferimento per colpi più efficaci nel tennis internazionale di vertice.
Personalmente ritengo che la soluzione che riserba maggiori vantaggi sia quella della ricerca di un gioco il può possibile lineare nelle sue esecuzioni con una ricerca ponderata di velocità, controllo della racchetta e massima inerzia all'impatto nei colpi fondamentali da fondo campo e nel servizio. Queste caratteristiche convivono meglio in una esecuzione in cui il massimo raggio utilizzato consente il miglior compromesso tra controllo, velocità della palla e quindi efficacia dei colpi.
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