Giulio Anesa. Lancio del disco. |
Abbiamo infatti da tenere presenti due necessità: quella di sviluppare la massima velocità possibile della testa della racchetta al momento dell’impatto e quella di mantenere il gesto più efficiente possibile al fine di avere la massima longevità di gioco durante la partita, nell’arco del torneo, e nell’arco della propria carriera, anche se si tratta di un’attività amatoriale.
La preparazione di Nadal. Schiena verso la rete. |
Per raggiungere questi obiettivi non può che venirci in soccorso la regina degli sport: l’atletica leggera, in particolare il settore lanci. Lancio del disco per i fondamentali.
Anche se nel tennis non si ha un vero e proprio lancio, bensì una collisione, uno dei fattori utili in una collisione, la velocità, è lo stesso obiettivo che si propone di raggiungere un lanciatore al fine di far compiere all’oggetto lanciato un maggior numero di metri.
Rafael Nadal. Dritto. |
La visione globale del sistema tennista in ottica di lanciatore permette di analizzare appieno la catena cinetica che permette lo sviluppo della velocità. All’inizio ci sono naturalmente delle differenze, perché la catena cinetica del tennista ha inizio con la discesa del braccio racchetta verso il basso in modo da vincere subito l’inerzia del sistema rendendo minore la forza di torsione (torque) necessaria per iniziare le accelerazioni. Il lanciatore del disco parte con una serie di oscillazioni e compie delle rotazioni complete su se stesso che non ci sono nel gioco del tennis.
Quando il braccio racchetta dovrà tornare a salire, però, compiendo un movimento pendolare, il rallentamento fisiologico dovrà essere vinto cercando di mantenere la decontrazione del sistema spalla, braccio, racchetta. Proprio in questa fase la dinamica del lancio del disco è di grandissimo aiuto, perché permette di utilizzare le forze torsionali e di rotazione per raggiungere lo scopo prefissato, che può essere quello di raggiungere una velocità maggiore oppure mantenere quella già acquisita dal braccio racchetta nel caso di un palleggio morbido.
La preparazione di Lendl. La schiena è rivolta verso la rete. |
Nella fase di risalita e avanzamento del braccio racchetta questa posizione sarà fondamentale. Qui l’azione di tutto il corpo come nel lancio del disco dovrà fornire quelle dinamiche che partono dal basso e permettono l’accelerazione del braccio racchetta fino al rilascio, o nel caso del tennis al colpo sulla palla.
L’azione parte dai piedi. Il piede posteriore spinge in avanti e leggermente a destra o a sinistra nel caso del rovescio (nel mancino si ha la situazione opposta in relazione ai colpi) il piede davanti spinge più in avanzamento, sia in posizione affiancata che open, o semi open. Lo scopo dell’energia profusa dai piedi polpacci, gambe, glutei è quella di far iniziare la rotazione dell’anca che anticipa i movimenti del tronco, creando una torsione. In questa fase l’anca anticipa il movimento delle spalle e anche quello del braccio, il quale rimane arretrato. Qui si ha il massimo angolo di torsione di tutto il sistema tennista. Il peso del corpo, grazie a questa rotazione già tende a spostarsi verso avanti, limitando i casi di arretramento nel momento della collisione. Il giocatore tende a salire sulla punta dei piedi.
L’energia poi, come in una spirale passa ai dorsali e agli addominali fino alle spalle, le quali iniziano a ruotare per raggiungere la posizione delle anche, il braccio racchetta che in questa fase si è allungato il più possibile, per avere il massimo raggio disponibile e la massima massa all’impatto, rimane ancora arretrato, perché aumenta l’inerzia del sistema nella parte del braccio racchetta. Nel caso del lancio del disco l’arretramento del braccio che impugna l’attrezzo è veramente massimale, come si può vedere dalle fotografie, nel tennis è minore e soprattutto si estrinseca nell’arretramento della testa della racchetta e dell’attrezzo stesso che è un’estensione del braccio.
Momento del rilascio nel lancio del disco |
A questo punto con il blocco delle forze rotazionali il braccio racchetta è pronto ad andare all’impatto sfruttando il trasferimento di tutte le energie accumulate nel sistema. Il ruolo del braccio non dominante è quello di bloccare l’extra rotazione per favorire appunto questo passaggio. Ciò avviene in modo evidente sia nel dritto che nel rovescio a una mano. In questa fase tutti i momenti lineari ed angolari si trasferiscono sul braccio racchetta, come se una scarica elettrica avesse percorso l’intero corpo sino all’ultima sua estensione (mano e racchetta). L’impatto avviene quando spalle e anche sono allineate e parallele alla rete, condizione che garantisce anche la migliore visuale possibile del campo e del punto di collisione. È opportuno in questa fase, a mio giudizio, cercare di evitare il rilascio anticipato della racchetta sull’asse di rotazione dell’avambraccio perché si rischierebbe di colpire nel momento in cui il braccio già tende a chiudersi su se stesso perché non può andare più in avanti e in alto con un asse di rotazione il più vicino possibile alla spalla.