L’altezza mediana è cresciuta di 2 cm tra gli uomini e 3.8 tra le donne tra il 1990 e il 2016. E’ cresciuto anche il numero dei giocatori molto alti. L’altezza è un vantaggio competitivo specialmente sulla prima di servizio anche se il vantaggio diminuisce in modo abbastanza evidente sulla seconda.
Anche nel tennis giovanile si è verificato questo cambiamento, con i giocatori alti che hanno raggiunto posizioni di metà classifica con più costanza.
Però se osserviamo il rendimento non sono i giocatori altissimi che vincono il maggior numero di Slam e mantengono un rendimento di gioco continuo. Roger Federer e Rafael Nadal sono 1,85m, Novak Djokovic è poco più alto (1,88), non raggiungono i picchi di Isner, Karlovic e Opelka.
Inoltre “dal 1985 al 2016, l’altezza mediana dei primi 10 e dei giocatori tra la posizione 11 e la 100 era la stessa, 185 cm., ma negli stessi 32 anni, solo 3 titoli Slam (il 2.4%) sono stati vinti da giocatori alti almeno 196 cm (uno a testa tra Richard Krajicek, Juan Martin Del Potro e Marin Cilic), rappresentando solo il 7.7% dei primi 100 nel periodo preso in considerazione”. Wiley Schubert Reed.
Nelle donne le differenze si sentono maggiormente e le giocatrici più alte vincono di più al contrario di quello che accade nel circuito maschile. Come se ci fosse un range di rendimento ideale al di fuori del quale c’è un decadimento della prestazione ed essendo le donne generalmente più basse degli uomini il limite superiore è meno evidente di quello inferiore. Qui trovate un articolo dettagliato di cui ho riportato solo alcuni aspetti.
I vantaggi dell’altezza rimangono però evidenti fino a un certo punto e dovremmo cercare i motivi tecnici dei benefici e delle cause che sembrano imporre dei limiti, rendendo i vantaggi non lineari con il crescere dell’altezza stessa. Dobbiamo considerare almeno tre aspetti tecnici:
1. L’angolo di incidenza del servizio;
2. Il momento del braccio racchetta;
3. L’inerzia di tutto il giocatore. Perché anche il giocatore ha una propria inerzia che dipende dalla propria stazza, dal proprio peso. Quello di una guardia del football americano sarà sicuramente maggiore di quello di un mezzo fondista.
Mentre il primo punto è un vantaggio che sembra non presentare controindicazioni il secondo potrebbe avere dei pro e dei contro, con svantaggi che si evidenziano nelle fasi di gioco e non connessi all’esecuzione del gesto del servizio. Potrebbero esserci delle criticità su cui i giocatori molto alti devono porre attenzione in fase di allenamento e gestione tecnica dei colpi.
Infine il terzo, punto potrebbe rappresentare uno svantaggio negli spostamenti del giocatore, almeno nel tennis.
La considerazione principale che dovremmo tenere presente è che il servizio è l’unico colpo in cui il giocatore ha ogni variabile sotto controllo. Se si tolgono gli elementi atmosferici e ambientali, vento, sole e il comportamento del pubblico, il giocatore ha sotto controllo ogni variabile, compresa quella del tempo necessario per eseguire il servizio. Partiamo dal presupposto che l’introduzione relativamente recente dei 20 secondi sia un tempo sufficiente per i giocatori, affinché possano trovare la concentrazione necessaria per servire. Sono fermi, racchetta e pallina sono nelle loro mani.
L’angolo del servizio.
Lo ha sicuramente spiegato meglio di me Wiley Schubert Reed nell’articolo citato. Aggiungerei che nonostante non ci sia praticamente luce per schiacciare la pallina nel rettangolo del servizio, ovvero anche mettendo gli occhi nel punto di impatto il rettangolo non sarebbe visibile, ai giocatori alti e soprattutto a quelli altissimi si apre questa possibilità.
Ovvero c’è un’area in cui potrebbero, in teoria, schiacciare direttamente il loro servizio senza essere costretti ad utilizzare una parabola. Per avere lo stesso angolo “visuale” i giocatori più bassi dovrebbero posizionarsi molto all’interno del campo da gioco.
"Tralasciando l’eventuale rotazione imposta alla pallina, affinché un giocatore di 183 cm serva a 193 km/h con lo stesso angolo di un giocatore di 196 cm, dovrebbe posizionarsi all’interno del campo a più di 90 cm dalla linea di fondo” W. S, Reed.
Il vantaggio è evidente anche se diminuisce sulla seconda palla, facendo emergere maggiormente le abilità nella risposta degli avversari, a causa della delicatezza del punto i giocatori sono più conservativi e si prendono meno rischi al servizio.
Il momento del braccio racchetta.
Quello che è un vantaggio all’impatto è uno svantaggio in preparazione. Nel momento della collisione è un vantaggio, perché significa che il braccio racchetta tenderà a mantenere il movimento che abbiamo deciso di dargli, imprimendo alla pallina la rotazione e la direzione volute.
Ma un braccio racchetta con alta inerzia tenderà a mantenere anche il proprio stato di quiete, pertanto sarà più difficile da accelerare. Questa difficoltà nel servizio è annullata, o molto limitata, perché il giocatore può prendersi il tempo e lo spazio per gestire il proprio gesto e trovare l'accelerazione che ritiene necessaria.
I problemi sono maggiori durante gli scambi e in risposta, quando si è costretti a correre, cambiare direzione e organizzare i colpi in tempi brevi. In queste situazioni un giocatore meno alto e, relativamente più brevilineo, potrebbe trovare il giusto compromesso che gli consente di essere competitivo in ogni fase del gioco, perdendo poco al servizio, o comunque meno di quanto perde un giocatore molto alto negli scambi e in risposta quando i tempi di gioco sono influenzati anche dagli avversari. Non si può avere tutto.
L’inerzia del giocatore.
I cestisti sono molto alti e molto agili. Fanno della destrezza e della fluidità dei propri movimenti non solo bellezza di gioco ma anche efficacia. Brad Gilbert sostiene che se un giocatore molto alto imparasse a muoversi come uno meno alto diventerebbe estremamente competitivo come non accade oggi.
“Nel tennis non c’è ancora stato un giocatore alto 198 o 201 o 203 cm in grado di muoversi come un giocatore NBA, se ne arriva uno, allora siamo di fronte a un possibile vincitore di diversi Slam”. Dichiarò Brad Gilbert.
Anche in questo caso, però, il paragone con il basket dovrebbe tenere conto del ritmo e della varietà di gioco che l’avversario può imporre in relazione all’inerzia del giocatore, nonché della natura stessa del gioco del tennis.
E’ incontestabile che un giocatore di basket sia molto alto, pesate, ma, al tempo stesso, armonioso nei movimenti; però è sempre lui quando gioca che decide come muoversi, dove muoversi e quando cambiare direzione.
Può gestire il proprio peso con più armoniosità perché può limitare fermate e ripartenze continue. Avendo la possibilità di scegliere dove cambiare direzione può gestire lo spostamento senza soste completi, senza “stop and go”, o, almeno riducendoli al minimo. Inoltre le fermate e le ripartenze nel tennis soffrono dell'incertezza della direzione di ripartenza, perché non è scelta dal giocatore ma dall'avversario. Un cestista ha in mente il percorso da fare un tennista invece dovrà attendere di vedere la direzione del colpo dell'avversario.
Nel tennis i giocatori sono condizionati molto di più negli spostamenti dalle scelte di gioco degli avversari, perché devono correre dove l’avversario ha indirizzato la palla e non, come nel basket, verso un punto fisso del campo, il canestro.
In queste condizioni la fluidità è difficilmente mantenibile perché si è chiamati, non di rado, a bruschi cambi di direzione sul posto. Un’alta inerzia è il nemico numero uno per coloro che devono fermarsi e ripartire. Anche un tir con rimorchio può sembrare fluido se può gestire i cambi di direzione senza soste, avendo lo spazio per mantenere una certa velocità, ma sembrerà lento e impacciato se costretto a fermarsi e riprendere velocità più volte in spazi brevi.
Nel tennis mantenere fluidità di movimento è molto più difficile a causa del ritmo e della natura del gioco, spesso non si può fare la strada più lunga tra un colpo e l’altro. Inoltre per colpire tutti i maestri suggeriscono di fermarsi per ridurre gli errori, sin da piccoli.
Soluzioni nei limiti del possibile.
All’inizio dell’oscillazione posteriore (backswing):
1. Sfruttare l’energia gravitazionale potenziale (caduta verso il basso).
2. Accelerare in successione gli assi corti: mano racchetta, avambraccio racchetta e poi braccio avambraccio racchetta. In modo che l’inerzia maggiore che possiede l’intero braccio con la racchetta possa agganciarsi alla velocità che la racchetta ha già preso.
Spostamenti:
utilizzare il più possibile un trasferimento del peso rotazionale e non lineare, in modo da mantenere una certa velocità in uscita dal colpo verso il centro del campo e in avanti, condizione che agevola la ripartenza ed evita di essere costretti a “stop and go” completi. Almeno per quanto possibile poiché per un passaggio dell’energia dal corpo al braccio-racchetta la rotazione va fermata. Un tipico esempio di come un trend evolutivo possa trovare dei limiti di sviluppo nelle condizioni ambientali di gioco.